L’esposizione graduale nel trattamento dei disturbi d’ansia
Per esposizione graduale si intende un tecnica di derivazione comportamentale basata sul confronto sistematico e progressivo con stimoli temuti con l’obiettivo di ridurre la conseguente reazione ansiosa (fenomeno di estinzione).
Le terapie basate sull’esposizione rappresenterebbero il trattamento di prima linea per i disturbi d’ansia come la fobia sociale, le fobie specifiche, il disturbo di panico, l’agorafobia ed il disturbo ossessivo-compulsivo. Tuttavia solo una piccola percentuale di pazienti sono effettivamente trattati con questo approccio. L’applicazione delle esposizioni graduali, infatti, deve essere valutata tenendo conto delle caratteristiche e della complessità del paziente il quale spesso rifiuta di effettuarle temendo un’eventuale peggioramento della sintomatologia ansiosa.
L’esposizione graduale può essere effettuata in vivo (attraverso un confronto diretto con l’oggetto o la situazione temuta) oppure in immaginazione (chiedendo al paziente di immaginare l’oggetto o la situazione temuta). Viene richiesto, inoltre, al paziente di riferire in seduta le emozioni e le sensazioni somatiche provate durante l’episodio per apprendere nel tempo le abilità di regolazione emotiva.
L’esposizione in vivo è considerata la tecnica più efficace nel trattamento dell’agorafobia, anche se vi è una notevole carenza della sua applicazione nel trattamento psicoterapeutico comune. La combinazione dei seguenti fattori: gravità dell’ansia, angoscia psicologica, comorbilità, alleanza terapeutica, status socio-demografico sembrerebbe predire l’efficacia di tale tecnica comportamentale nel trattamento dei disturbi d’ansia (Klan et al., 2015).
In uno studio sono stati valutati gli schemi temporali di cambiamento dei sintomi di panico, delle cognizioni, dei comportamenti e la sensibilità all’ansia in soggetti con disturbo di panico in trattamento con terapia cognitivo-comportamentale. Sono stati selezionati trenta soggetti con disturbo di panico, assegnati a due gruppi: terapia cognitivo comportamentale (n=15) e terapia comportamentale (n=15). Le valutazioni sono state effettuate ogni settimana per cinque settimane consecutive utilizzando test specifici: the Semi-Structured Interview Schedule, the Anxiety Sensitivity Index, the Agoraphobic Cognitions Questionnaire e the Texas Panic Attack Record Form. Osservando i risultati emergerebbe un cambiamento continuo e graduale su tutte le variabili esaminate solo nel gruppo dei pazienti che avevano effettuato una terapia cognitivo-comportamentale. Il miglioramento risultava massimo dopo 5 settimane di terapia. Un cambiamento significativo nei domini cognitivi si apprezzava solo a partire dalla terza settimana di trattamento in seguito all’introduzione delle tecniche di esposizione e ristrutturazione cognitiva. Entrambe le tecniche cognitive e comportamentali, pertanto, sembrerebbero aver contribuito al cambiamento generale dei pazienti (Manjula et al., 2014).
I trattamenti basati sull’associazione tra esposizioni graduali e farmaci ansiolitici sarebbero più efficaci del placebo nel trattamento dei disturbi d’ansia. La combinazione di queste due modalità di trattamento, però, non sembrerebbe più efficace rispetto alla monoterapia.
Una recente ricerca ha identificato una serie di nuovi approcci per il trattamento di disturbi d’ansia mediante agenti definiti “potenziatori cognitivi”. Molti di questi agenti sono stati studiati per valutare la loro efficacia o l’esito del trattamento in pazienti con ansia e altri disturbi psichiatrici. Sono stati esaminati agenti come la d-cicloserina, la yohimbina, il cortisolo, le catecolamine, l’ossitocina, il modafinil e nutrienti come la caffeina e gli acidi grassi (definiti come “potenziali potenziatori cognitivi”). Tra gli agenti valutati solo la d-cicloserina sembrerebbe essere efficace per l’apprendimento dell’estinzione nella terapia di esposizione. Tuttavia la tempistica ottimale del dosaggio ed la dose efficace di somministrazione del farmaco rimane incerta (Hofmann et al., 2015).
Riferimenti bibliografici:
Klan T et al (2015). Predictors of the application of exposure in vivo in the treatment of agoraphobia in an outpatient clinic: An exploratory approach. Psychother Res. 1-10. [Epub ahead of print].
Manjula M et al (2014). Temporal patterns of change in panic disorder during cognitive behaviour therapy: an Indian study. Behav Cogn Psychother. 42(5): 513-25.
Ultimi Articoli
Ricerca articolo su patologia di interesse
News
Dott.ssa Tiziana Corteccioni
Paura di parlare in pubblico: come superarla
La paura di parlare in pubblico è una fobia che può causare notevole disagio e, se non viene superata da soli, va trattata con l’aiuto…
Paura di essere avvelenati e delirio di avvelenamento: differenze, cure
Come si chiama l’ansia relativa ad un possibile avvelenamento? Come si distingue da un sintomo psicotico e quali sono i possibili trattamenti? La paura di…
L’ansia passa da sola?
L’ansia si attenua spontaneamente quando è legata ad una situazione specifica e transitoria. L’ansia può passare da sola quando si tratta di una manifestazione temporanea…
I danni dell’ansia sulla salute: conseguenze sulla mente e sul corpo
L’ansia può danneggiare la salute se non viene trattata adeguatamente con l’aiuto di uno specialista. L’ansia può causare danni, anche seri per la salute. Spesso…