Cos’è la fobia sociale
Per fobia si intende una paura intensa, inadeguata e sproporzionata rispetto allo stimolo che l’ha provocata, la quale spinge spesso all’evitamento della situazione scatenante (oggetto fobico). La situazione scatenante non è considerata abitualmente pericolosa dalla popolazione generale. Le fobie possono essere specifiche, se si manifestano in relazione a specifici oggetti o situazioni. La fobia viene detta sociale quando, invece, la condizione temuta è l’esposizione ad una situazione sociale.
Secondo gli studi epidemiologici degli ultimi anni (come il progetto ESEMeD-VMH) la prevalenza della fobia sociale in Italia nel corso della vita è pari al 2,1%. L’esordio avviene tipicamente in adolescenza, ma vengono descritti numerosi casi anche in età infantile.
Da cosa è caratterizzata la fobia sociale
La fobia sociale è caratterizzata da paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri.
La paura viene riconosciuta di solito come eccessiva o irragionevole. Tale caratteristica però può mancare nei bambini. Il timore più grande è quello di apparire ansioso agli altri e/o agire in modo imbarazzante. Generalmente nei bambini non si manifesta con persone familiari ma con i coetanei e nell’interazione con gli adulti.
L’esposizione alla situazione temuta provoca ansia che può assumere le caratteristiche di un attacco di panico. Le situazioni sociali o prestazionali temute sono evitate o sopportate con intensa ansia o disagio. L’ansia, il disagio e le condotte di evitamento possono interferire con il funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.
Se la paura include la maggior parte delle situazioni sociali bisogna prendere in considerazione la diagnosi addizionale di Disturbo Evitante di Personalità nel quale l’individuo evita di entrare in relazione con gli altri per sentimenti di inadeguatezza ed ipersensibilità al giudizio negativo.
La marcata paura che caratterizza la fobia sociale è un sintomo che rappresenta un segnale di pericolo. Per il trattamento dei casi più lievi, quindi, è sufficiente il supporto, la comprensione dell’evento scatenante a cui si attribuisce tale significato minaccioso e/o la modifica dei fattori esterni che ne favoriscono il mantenimento.
Spesso è accompagnata da depressione. In questi casi vanno trattate entrambe le condizioni.
Tra i trattamenti psicologici la terapia cognitivo-comportamentale sembrerebbe essere efficace. Tra i farmaci più utilizzati si possono citare SSRI, SNRI, Triciclici e Benzodiazepine.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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