Terapia farmacologica: effetti collaterali, abuso, efficacia clinica
L’assunzione di numerosi farmaci, oltre a quelli psichiatrici, è una preoccupazione legittima nei pazienti anziani che, pertanto, sembrerebbe associata a conseguenze negative per la salute psicofisica di tali individui. Prescrivendo l’associazione farmacologica più opportuna e considerando le interazioni tra i farmaci assunti dai pazienti si possono, però, raggiungere buoni risultati clinici limitando gli effetti collaterali.
In una revisione della letteratura sono stati individuati gli interventi che possono essere utilizzati per garantire ai pazienti anziani una politerapia farmacologica adeguata riducendo i problemi correlati agli effetti collaterali.
Ricerche elettroniche hanno identificato 2200 citazioni potenzialmente rilevanti. Di queste 139 sono state esaminate in dettaglio. A seguito di una seconda valutazione sono stati inclusi altri 10 studi. Dai risultati non è chiaro se gli interventi finalizzati a migliorare l’appropriatezza della politerapia farmacologica, come l’assistenza all’uso dei farmaci, possano contribuire ad un miglioramento clinicamente significativo dei sintomi. Tuttavia sembrerebbero essenziali per garantire una prescrizione più appropriata e per ridurre i problemi correlati agli effetti collaterali (Patterson et al., 2012).
Alcuni farmaci, come ad esempio gli ansiolitici, possono essere utilizzati a scopo di abuso. Essi, infatti, rappresenterebbero la seconda categoria di sostanze più abusata tra gli adolescenti dopo la marijuana. Tali farmaci prescritti possono essere molto difficili da interrompere in maniera autonoma e un uso eccessivo pesante e prolungato può produrre alterazioni neurologiche e dipendenza fisica con conseguenti effetti avversi per la salute mentale. Effettuare periodicamente controlli con lo specialista permette al paziente di utilizzare tali farmaci solo per un breve periodo di tempo portandoli gradualmente a sospensione. Uno studio ha esplorato la relazione tra l’uso non terapeutico dei farmaci e l’insorgenza di depressione tra gli adolescenti. I risultati dello studio documenterebbero una relazione positiva tra l’uso non terapeutico dei farmaci e l’insorgenza di episodi depressivi tra gli adolescenti. Gli adolescenti, infatti, che utilizzano la prescrizione farmacologica a scopo non-medico (e quindi aumentandone progressivamente le dosi in maniera autonoma) avrebbero dal 33% al 35% in più di probabilità di avere episodi di depressione maggiore rispetto ai soggetti con una corretta gestione farmacologica (Ali et al., 2015).
Recentemente è stata realizzata una revisione sistematica della letteratura per indagare le credenze dei pazienti nei confronti degli obiettivi realizzabili attraverso l’uso dei farmaci psichiatrici. Dai risultati dopo aver esaminato 11215 citazioni sono stati inclusi 16 studi in tale revisione sistematica. Questi studi hanno riportato le credenze dichiarate dai pazienti affetti da schizofrenia (n = 9), depressione (n = 4), disturbo bipolare (n = 2) e disturbo da deficit di attenzione con iperattività (n = 1). La malattia grave e l’ospedalizzazione sono state segnalate come le condizioni meno desiderabili dai pazienti. I pazienti con schizofrenia tendevano a valutare con maggiore importanza la malattia mentale e con minore importanza gli effetti collaterali dei farmaci rispetto agli altri gruppi di pazienti. Nei pazienti depressi la capacità di affrontare le attività quotidiane è risultata essere un fattore personale più importante da raggiungere rispetto alla riduzione dell’umore depresso (Eiring et al., 2015) .
Non tutti i pazienti sanno che l’utilizzo dei farmaci psichiatrici è finalizzato alla risoluzione clinica del disturbo. Il trattamento farmacologico deve essere continuato per un tempo tale da garantire la stabilizzazione della fase acuta ed il mantenimento dei risultati raggiunti. L’obiettivo comune di paziente e terapeuta sarà quello di ridurre ed interrompere gradualmente la terapia farmacologica dopo aver effettuato il trattamento per un periodo di tempo sufficiente ad impedire una riacutizzazione del disturbo. Una volta interrotta la terapia farmacologica i risultati raggiunti potranno essere mantenuti dal paziente per mesi, anni o per tutta la vita a seconda del tipo di disturbo e della presenza o meno di fattori ambientali stressanti.
Riferimenti bibliografici:
Ali MM et al 2015. The mental health consequences of nonmedical prescription drug use among adolescents.J Ment Health Policy Econ. 18(1): 3-15.
Eiring H et al 2015. What matters to patients? A systematic review of preferences for medication-associated outcomes in mental disorders. BMJ Open. 5(4).
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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