Disturbo evitante di personalità
Come aiutare chi teme contatti ravvicinati
I soggetti evitanti si sentono inadeguati e temono la vicinanza per paura di eventuali giudizi.
Il disturbo evitante di personalità è un modello di esperienza interiore e comportamento caratterizzato da ritiro sociale, sentimenti di inadeguatezza ed eccessiva sensibilità alle critiche o al rifiuto da parte degli altri. Gli individui affetti da questo disturbo, pertanto, evitano attività lavorative che comportano contatti interpersonali per paura di critiche o di un eventuale rifiuto. Comune è, inoltre, la riluttanza ad interagire con gli altri e la paura dei rapporti intimi a causa della possibilità di provare vergogna. Tali individui, inoltre, riferiscono preoccupazioni per le critiche ricevute in situazioni sociali. Questi soggetti, infatti, si sentono inadeguati, inetti ed inibiti in situazioni sociali nuove considerandosi poco attraenti. Viene spesso riferita, inoltre, la tendenza a non assumersi rischi in attività che potrebbero provocare imbarazzo.
Quali sono le cause del disturbo di personalità evitante?
Il disturbo deriva da una combinazione tra fattori genetici e ambientali. Le esperienze della prima infanzia possono essere collegate al suo sviluppo. Il disturbo si può manifestare in presenza di figure genitoriali che presentano difficoltà a manifestare incoraggiamento e affetto ai loro figli. Il rischio, inoltre, è aumentato in presenza di traumi infantili, abusi e separazioni. In risposta a queste esperienze i bambini possono evitare di socializzare con gli altri come strategia di adattamento.
Qual è la prognosi del disturbo evitante di personalità?
Si tratta di un disturbo cronico che colpisce allo stesso modo uomini e donne sviluppandosi durante l’adolescenza o la prima età adulta, anche se sono stati rilevati i primi sintomi nei bambini di età inferiore ai 2 anni.
La disfunzione emotiva presente nei soggetti con disturbo di personalità evitante è un aspetto molto importante. La coscienza può essere definita come la capacità di percepire, riflettere, tollerare ed esprimere esperienze emotive. Essa è considerata centrale per la costruzione della struttura della personalità.
Il nucleo centrale del disturbo evitante di personalità spesso viene ricercato nel distacco dalle emozioni positive mettendolo a confronto con quello di altri disturbi di personalità come il disturbo borderline nel quale è peculiare la presenza di una disregolazione emotiva.
Secondo numerose ricerche, invece, le psicoterapie per i pazienti con disturbo evitante di personalità dovrebbero concentrarsi sulle esperienze emotive, con l’obiettivo di migliorare la consapevolezza, la tolleranza e l’espressività emotiva. La nozione di una generale evasione delle emozioni positive nel disturbo evitante necessita di ulteriori esplorazioni, inclusa una possibile disfunzione nel sistema di ricerca neuro-affettivo basato sull’evoluzione (Johansen et al., 2013).
Alcuni ricercatori, inoltre, hanno valutato se l’instabilità affettiva era elevata anche tra gli individui che soffrivano di disturbo evitante della personalità invece che solamente tra gli individui che soffrivano di disturbo borderline di personalità. Gli adulti reclutati in una ricerca durata 3 settimane erano 152, di età compresa tra 18 e 65 anni, con disturbo evitante, disturbo borderline o nessuna psicopatologia.
Gli individui con disturbo evitante di personalità hanno mostrato una maggiore instabilità affettiva rispetto agli individui sani, di controllo, sebbene con una minore instabilità affettiva rispetto agli individui con disturbo borderline di personalità. I risultati della ricerca, quindi, sono in linea con l’instabilità affettiva (o labilità emotiva) come dimensione chiave rilevante in entrambi i disturbi della personalità. Inoltre, nello studio, si sottolinea la necessità di ricerca e attenzione clinica per le caratteristiche affettive del disturbo evitante di personalità oltre che per le caratteristiche interpersonali più facilmente riconosciute (Snir et al., 2017).
Come si cura il disturbo evitante di personalità?
Un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale può aiutare a gestire le emozioni, favorendo la stabilità emotiva e la ricerca relazioni affettive stabili.
Riferimenti bibliografici:
Snir A et al (2017). Affective instability as a clinical feature of avoidant personality disorder. Personal Disord. 8(4): 389-395.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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