Sindrome premestruale e disturbo disforico premestruale
La sindrome premestruale è definita dalla presenza di una serie di sintomi psicologici e fisici ricorrenti che si verificano generalmente durante le due settimane che precedono le mestruazioni (fase luteale del ciclo) e si risolvono con l’arrivo delle mestruazioni stesse. Tale disturbo colpisce circa il 20-32% delle donne in premenopausa. Tali sintomi hanno un impatto lieve o moderato sul funzionamento socio-lavorativo (Biggs & Demuth, 2011).
Il disturbo disforico premestruale, invece, si verifica in donne in età riproduttiva le quali sperimentano sintomi fisici, cognitivi, affettivi e comportamentali che causano gravi disfunzioni a livello sociale e professionale. Oltre il 40% delle donne in età fertile, infatti, sperimenta prevalentemente sintomi emotivi (come irritabilità, sensazione di tensione, labilità emotiva) e sintomi fisici (come tensione mammaria, stanchezza e gonfiore addominale). Il disturbo è stato inserito nella categoria dei disturbi dell’umore del nuovo manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) dove si segnalano altri sintomi tipici come umore marcatamente depresso, modificazioni dell’appetito, difficoltà di concentrazione, insonnia o ipersonnia, diminuito interesse per le attività abituali (American Psychiatric Association, 2014). Può essere colpito dalla sindrome disforica il 3-8% delle donne in premenopausa (Biggs & Demuth, 2011).
Non è stato ancora stabilito il meccanismo fisiopatologico alla base dei due disturbi. Vengono effettuate ipotesi relative al coinvolgimento degli ormoni sessuali, dei neuroni GABAergici e serotoninergici (Alba & Rodriguez, 2014).
Alla base dei disturbi, quindi, sembrerebbero esserci disfunzioni ormonali: una maggiore sensibilità ai normali livelli ciclici di estrogeni e/o progesterone, un aumento dell’attività di aldosterone e/o renina plasmatica, disfunzioni neurotrasmettitoriali: in particolare alterazioni dei livelli ematici di serotonina.
Tra le terapie proposte per la sindrome premestruale, seppur con risultati poco soddisfacenti, si possono segnalare l’uso di calcio, di vitamina D e di vitamina B6.
Prove sufficienti per il trattamento di entrambi i disturbi sono a favore dell’utilizzo della terapia cognitivo-comportamentale.
Per il disturbo disforico premestruale gli antidepressivi serotoninergici (SSRI) come citalopram, escitalopram, fluoxetina e sertralina sembrerebbero essere la terapia farmacologica di prima linea (Biggs & Demuth, 2011).
Gli SSRI possono essere assunti solo nella fase luteinica oppure durante tutto il ciclo. L’obiettivo di una recente revisione sistemica della letteratura è stato quello di valutare l’efficacia e la sicurezza degli SSRI per il trattamento della sindrome premestruale. Sono stati considerati in tale revisione studi pubblicati nei quali le donne avevano avuto una diagnosi di sindrome premestruale, disturbo disforico premestruale o disturbo disforico della fase luteale tardiva. Le donne incluse negli studi avevano ricevuto trattamenti con SSRI o placebo.
Le analisi sono state effettuate tenendo conto della modalità di somministrazione del farmaco (luteale o continua) e dalla dose dei farmaci assunta (bassa, media o alta).
Sono stati inclusi nella revisione 31 studi randomizzati controllati i quali valutavano l’efficacia di farmaci come fluoxetina, paroxetina, sertralina, escitalopram e citalopram rispetto al placebo. Dai risultati è emerso che gli SSRI sembrerebbero significativamente più efficaci nella riduzione dei sintomi globali rispetto al placebo. Gli SSRI, infatti, sono risultati efficaci clinicamente sia se assunti nella fase luteale del ciclo che di continuo, senza una chiara evidenza di differenza di efficacia tra queste due modalità di somministrazione. Gli effetti avversi sono risultati significativamente più probabili nel gruppo di soggetti che assumeva SSRI a dosi moderate o alte. Gli effetti collaterali erano quindi dose dipendenti e comprendevano nausea, affaticamento, diminuzione dell’energia, sonnolenza, diminuzione della libido e sudorazione. Gli SSRI, inoltre, sembravano essere efficaci nel trattamento di specifici tipi di sintomi come irritabilità, sintomi fisici e funzionali (Marjoribanks et al., 2013).
Riferimenti bibliografici:
American Psychiatric Association. DSM-5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Raffaello Cortina Editore, 2014.
Alba P & Rodriguez C (2014). [Premenstrual syndrome and dysphoric premenstrual syndrome].Vertex. 25(117): 370-6.
Biggs WS & Demuth RH(2011). Premenstrual syndrome and premenstrual dysphoric disorder. Am Fam Physician. 84(8): 918-24.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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