Il desiderio di uccidere il padre o la madre: significato in psicologia
Il pensiero di uccidere i propri genitori può essere un’ossessione oppure un vero e proprio piano omicida che va valutato attentamente da uno specialista.
Il desiderio di uccidere il padre o la madre può emergere all’improvviso, come un pensiero angosciante o, al contrario, rilassante.
Cosa significa in psicologia voler uccidere il proprio padre o la propria madre?
Bisogna distinguere prima di tutto il tipo di pensiero: egodistonico o egosintonico.
Un pensiero egodistonico non è in sintonia con i propri bisogni o desideri più profondi e spesso, quando emerge, rappresenta un’ossessione. Si pensa di uccidere il padre o la madre perchè si ha molta paura di farlo, di perdere il controllo e questo pensiero può molto difficilmente trasformarsi in un atto di violenza verso i propri genitori.
Un pensiero egosintonico, invece, è al contrario in armonia con i propri bisogni e non causa senso di colpa. Spesso è accompagnato da una intensa rabbia la quale, se difficilmente controllabile, può trasformarsi in un omicidio vero e proprio.
Quando si verifica il passaggio all’omicidio del proprio padre o della propria madre?
Il passaggio all’azione può verificarsi solo per la concatenazione di una serie di fattori di rischio.
In America, ad esempio, sulla scia di una sparatoria in una scuola, genitori, pediatri, politici cercano sempre “la” causa della sparatoria. Tuttavia, non c’è un’unica causa. Le cause delle sparatorie nelle scuole sono estremamente complesse. Bisogna distinguere il comportamento violento dal comportamento aggressivo. Gli atti di violenza sono influenzati da molteplici fattori, che spesso agiscono insieme (Bushman et al., 2016).
Il maltrattamento sui minori rimane spesso il fattore di rischio principale. Ogni anno, circa il 4-16% dei bambini subisce abusi fisici e uno su dieci viene trascurato o maltrattato psicologicamente. Durante l’infanzia, tra il 5-10% delle ragazze e fino al 5% dei ragazzi sono esposti ad abusi sessuali penetrativi e fino a tre volte questo numero è esposto ad altri tipi di abuso sessuale.
Tuttavia, i tassi ufficiali indicano che i bambini non raccontano spesso gli abusi subiti. L’esposizione a più tipi e ripetuti episodi di maltrattamento è associata ad un aumento del rischio di gravi conseguenze psicologiche.
Il maltrattamento sui minori ha effetti duraturi sulla salute mentale, favorendo l’abuso di droghe e alcol (soprattutto nelle ragazze), la messa in atto di comportamenti sessuali a rischio, l’insorgenza di obesità e di comportamenti criminali che persistono nell’età adulta (Gilbert R et al., 2009).
Che disturbo ha chi commette patricidio o matricidio?
Il matricidio è uno dei più rari omicidi ed è sempre stato considerato uno dei crimini più aberranti. Le indagini psichiatriche sul motivo per il quale un figlio potrebbe uccidere la propria madre forniscono indicazioni della presenza di un alto tasso di patologie psichiatriche, principalmente disturbi psicotici.
Nel tentativo di approfondire il ruolo del legame madre-figlio nel causare il matricidio è stato effettuato uno studio qualitativo di nove casi di matricidio esaminati presso due Dipartimenti di Psichiatria Forense italiani tra il 2005 e il 2010. La maggior parte dei matricidi veniva commesso da chi soffriva di disturbi psicotici, in particolare schizofrenia. Tuttavia, non tutti gli autori del delitto avevano sintomi psicotici al momento del crimine. In tutti i casi è stato riscontrato un legame “patologico” madre-figlio.
La malattia mentale, però, non è l’unica variabile correlata al matricidio e, presa da sola, non basta a spiegare il reato. È necessario indagare attentamente diversi fattori nella storia della madre e del figlio, in particolare approfondire come si è sviluppata la loro relazione nel corso degli anni. Le peculiari dinamiche del rapporto madre-figlio e le singolari personalità ed esperienze di vita di entrambi i soggetti sono la vera chiave dei casi di matricidio (Catanesi et al., 2015).
Il desiderio egosintonico di uccidere il proprio padre con relativo patricidio è anch’essa una tematica complessa. Può verificarsi in chi soffre di schizofrenia, disturbi dell’umore con manifestazioni psicotiche, gravi disturbi di personalità con dipendenza da sostanze stupefacenti.
Cosa fare se si hanno pensieri di morte violenta nei confronti dei propri genitori?
Bisogna rivolgersi quanto prima ad uno psichiatra e psicoterapeuta il quale potrà valutare l’effettivo rischio di atto violento ed impostare la terapia più opportuna.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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