diagnosi psicologica errata

Diagnosi psicologica sbagliata: cosa fare?

In caso di una diagnosi errata in psichiatria è possibile richiedere un secondo parere o effettuare test psicodiagnostici prescritti dal medico curante.

La diagnosi psicologica è una fase delicata del percorso terapeutico che richiede alcuni requisiti affinché non sia considerata sbagliata. Gli errori diagnostici in psichiatria sono poco studiati poiché molto difficili da misurare.

Alcuni ricercatori hanno utilizzato il Safer Dx Instrument rivisitato, uno strumento strutturato utilizzato per revisionare le cartelle cliniche elettroniche al fine di misurare gli errori diagnostici psichiatrici.
Sono stati analizzati 128 record di pazienti con diagnosi di ansia. Tuttavia, dei 103 record che soddisfacevano i criteri di inclusione, 62 probabilmente comportavano un errore diagnostico.

Di questi 62 record 42 avevano una diagnosi di ansia non specificata, quando era possibile una diagnosi di ansia specifica; 20, invece, presentavano una diagnosi di ansia non specificata quando i sintomi di ansia erano non documentati oppure documentati ma non abbastanza gravi da giustificare la diagnosi.

Lo strumento Safer Dx-Mental Health rivisitato, pertanto, avrebbe un’elevata affidabilità per il rilevamento di errori diagnostici sui disturbi d’ansia e meriterebbe ulteriori approfondimenti (Fletcher et al., 2020).

Perché si può fare una diagnosi psichiatrica errata di schizofrenia, depressione o disturbo bipolare?

Se la patologia viene identificata con precisione è molto più probabile ricevere una cura efficace.
La diagnosi psicologica può essere sbagliata perché, purtroppo, non è ancora basata su biomarcatori definiti, sebbene questo stia iniziando a cambiare, quanto piuttosto sulla presentazione clinica. Proprio per questo la diagnosi può essere ritardata o imprecisa anche in caso di disturbi quali la schizofrenia, la depressione o il disturbo bipolare.

Quali sono gli errori più comuni effettuati dai medici che sbagliano la diagnosi?

  1. Raccolta della storia del paziente inadeguata o errata.

La raccolta della storia clinica richiede tempo, almeno 60 minuti per il primo incontro, oltre che un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Questi elementi non sempre sono disponibili all’inizio del trattamento.
Alcuni medici, inoltre, posso effettuare diagnosi sbagliate perché rapide, basate su impressioni personali ed un’anamnesi insufficiente, fonte di errori soprattutto se la valutazione non viene rivista periodicamente, quando il trattamento non funziona.
Rintracciare la presenza di pregressi episodi ipomaniacali o maniacali piuttosto che di un disturbo depressivo maggiore è fondamentale, in quanto, l’approccio alla cura di queste patologie è molto diverso.

  1. Evidenziare solamente alcuni dei sintomi riportati dal paziente.

Focalizzarsi sulle difficoltà di attenzione può portare a diagnosi affrettate di ADHD quando, invece, molte altre condizioni, tra cui il disturbo bipolare, la depressione, l’ansia e i disturbi post-traumatici, sono associate ai principali sintomi dell’ADHD: distraibilità, agitazione e disattenzione.

  1. Non riconoscere i “camaleonti diagnostici.

I “camaleonti diagnostici” sono sintomi che derivano da traumi. Ad esempio, le conseguenze post-traumatiche ed il disturbo da stress post traumatico complesso (cPTSD) possono somigliare ad un disturbo d’ansia generalizzato, ad un disturbo di panico o ad un disturbo dell’umore. I traumi, inoltre, possono causare problemi di gestione della rabbia ed un deficit di attenzione. I pazienti con traumi possono presentare anche un abuso di uso di alcol e sostanze stupefacenti, disturbi alimentari e problemi interpersonali.

Concentrarsi su un aspetto della presentazione sintomatologica senza vedere il quadro generale del disturbo può essere molto fuorviante.
Quando il trauma non è stato identificato, perché magari omesso per mancanza di comprensione della sua importanza, si possono avere diagnosi e trattamenti multipli che spesso non sembrano funzionare.

  1. La discrezione del medico.

Bisogna avere cautela quando si discute di diagnosi con i pazienti soprattutto per patologie psichiatriche per le quali fornire informazioni diagnostiche possa fare più male che bene. In un mondo ideale, le discussioni sulla diagnosi sono condotte in modo tale da far parte di un buon trattamento, erogato con tatto e sensibilità, al fine di aiutare i pazienti e le loro famiglie a diventare collaboratori informati nella pianificazione di cure efficaci.

  1. Possono coesistere più diagnosi.

A volte può essere difficile ottenere un’unica diagnosi per il semplice fatto che i pazienti possono avere più di una patologia, inclusi disturbi sia medici che psichiatrici i quali possono causare problemi emotivi e psicologici.

  1. Diagnosi di una patologia inesistente.

Alcuni clinici e scuole di pensiero vedono la psicoterapia non come un trattamento piuttosto come una modalità di comprendere se stessi in modo più completo, affrontare i problemi di sviluppo in età adulta e dare un senso ai problemi esistenziali. Avere una cassa di risonanza esperta per risolvere problemi comuni nella vita può essere una risorsa molto utile.

Cosa fare in caso di diagnosi psicologica sbagliata?

Quando la diagnosi non è chiara e il trattamento non aiuta dopo un periodo di tempo ragionevole (alcuni mesi) può essere utile richiedere una seconda opinione o sottoporsi a test psicologici formali.

Riferimenti bibliografici:

Fletcher TL et al (2020). Identifying psychiatric diagnostic errors with the Safer Dx Instrument. International Journal for Quality in Health Care, Volume 32, Issue 6, Pages 405–411.

https://www.psychologytoday.com/us/blog/experimentations/201805/6-reasons-common-psych-diagnostic-mistakes

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Dott.ssa Tiziana Corteccioni

Psichiatra psicoterapeuta Roma Tiziana Corteccioni

Psichiatra e Psicoterapeuta.
Riceve a Roma e a Perugia.

La Dott.ssa Tiziana Corteccioni è un Medico Chirurgo, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta ad orientamento clinico cognitivo comportamentale. Collabora con l'Associazione di Clinica Cognitiva, sede di Roma.

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