
Conseguenze psicologiche del distanziamento sociale tra gli adolescenti
Dalla blackout challenge alle campagne di prevenzione dell’infezione da covid-19 su TikTok e altri social network.
L’utilizzo massivo dei social media tra gli adolescenti, al fine di ridurre la percezione del distanziamento sociale, può determinare serie conseguenze psicologiche ovvero l’incremento di comportamenti disfunzionali, che mettono a rischio la propria salute ed in casi estremi anche la vita.
Recenti ricerche mostrano come la pressione sociale possa promuovere condotte di autolesionismo non suicidario, disturbi alimentari e autolesionismo suicidario. Questi comportamenti, infatti, potenzialmente pericolosi, sono favoriti dalla diffusione di social media poco regolamentati. Possiamo citare, ad esempio, la blackout challenge e l’eyeballing, due sfide ai limiti della sopravvivenza che hanno portato alla morte per gravi lesioni bambini e adolescenti.
Tik Tok è una delle piattaforme social più utilizzate dagli adolescenti. Si tratta di un social network nel quale si condividono filmati, si effettuano sfide di ogni tipo e spesso si superano i propri limiti, perdendo il contatto con la realtà. È stato dimostrato che il tempo che i bambini trascorrono su questa piattaforma è raddoppiato durante il lockdown. Il tema dell’anoressia, inoltre, è molto comune su questa piattaforma. La maggior parte dei video “pro-ana” (pro-anoressia), nei quali gli utenti si scambiavano consigli su come perdere peso patologicamente, sono stati censurati dall’applicazione. Invece, altri video “anti-pro-ana” (anti-pro-anoressia), finalizzati a sensibilizzare la popolazione sulle conseguenze dell’anoressia, sono diventati popolari.
Tuttavia, anche questi video, con messaggi chiari, più sicuri, possono portare paradossalmente gli utenti ad emulare comportamenti patologici. Il meccanismo psicologico alla base sembrerebbe la ricerca di una competizione, la necessità di controllare aspetti importanti della propria vita, quali il peso e la forma del proprio corpo. In un periodo nel quale non abbiamo la possibilità di pianificare il futuro, di socializzare liberamente, si cerca di controllare quello che per noi è importante al fine di ottenere l’approvazione sociale.
Purtroppo, a volte, non si riesce ad interrompere questa sfida mettendo a repentaglio la propria incolumità. Tra gli adolescenti il tutto avviene nella propria cameretta mentre i genitori sono ignari dei vissuti dei propri figli e li credono al sicuro (Logrieco et al., 2021).
Mentre alcuni adolescenti cercano in modo patologico di ritrovare la socialità perduta, altri partecipano a campagne a favore del distanziamento sociale mostrando responsabilità e fiducia nel futuro.
Grazie ai social network molti giovani hanno cambiato la percezione del rischio dell’attuale pandemia globale, da COVID-19, postando narrazioni sul distanziamento sociale. I giovani, ad esempio, stanno sostenendo in modo creativo iniziative in Brunei Darussalam attraverso l’uso di piattaforme di social media come Instagram, Twitter e Tik Tok.
Le narrazioni sul distanziamento sociale come risposta alle preoccupazioni nazionali e globali in tempi di pandemia globale sembrerebbe essere utile a prevenire la Pandemic fatigue. Si possono trovare pubblicazioni di contenuti differenti denominati: narrativa di paura; narrativa di responsabilità; narrativa di fastidio; narrativa di divertimento; narrativa di resistenza (Mohamad et al., 2020).
Cosa fare se il proprio figlio adolescente mostra un comportamento differente rispetto a prima della pandemia? Se tende ad isolarsi più del solito, parla poco, dorme male e mostra un’alimentazione irregolare sicuramente è utile conoscere il parere di uno specialista per prevenire eventuali situazioni di grave rischio psicologico.
Riferimenti bibliografici:
Mohamad SM et al (2020). Creative Production of ‘COVID-19 Social Distancing’ Narratives on Social Media. Journal of Economic and Human Geography.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni

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