Sintomi fisici e psichici degli attacchi di panico: come si manifestano e si curano
Dalla sensazione di svenimento a quella di morte imminente.
Gli attacchi di panico ricorrenti mettono spesso a disagio chi li sperimenta creando notevoli difficoltà nella vita quotidiana. L’attacco di panico esordisce generalmente con una sensazione di tensione seguita, senza apparente causa scatenante, da sintomi psicofisici acuti. Tale episodio ansioso può verificarsi in qualsiasi momento, anche durante il sonno. Durante l’attacco di panico l’individuo è spesso convinto di avere un infarto, di stare per morire o di perdere il controllo delle proprie azioni. Il terrore, sperimentato dalla persona durante l’attacco di panico, è generalmente sproporzionato al contesto ed alla situazione vissuta.
Tra i sintomi fisici più spesso riferiti si possono citare: le palpitazioni, il dolore al petto, la sensazione di debolezza o di svenimento, le vertigini, i formicolii o l’intorpidimento delle mani o dei piedi, la sensazione di morte imminente, i brividi o le vampate di calore e le difficoltà respiratorie. Gli attacchi di panico sono generalmente brevi, con una durata media di 10 minuti. Gli individui che hanno avuto un attacco di panico possono manifestare anche attacchi di panico ricorrenti. Quando tali episodi ansiosi si verificano più volte, in modo ricorrente, si può effettuare diagnosi di disturbo di panico. I soggetti affetti da disturbo di panico possono essere estremamente ansiosi e timorosi, in quanto è praticamente impossibile prevedere quando si verificherà il prossimo attacco di panico. Per abbassare il rischio si ricercano alcune strategie di sicurezza, ad esempio l’evitamento dei luoghi e delle situazioni dove si sono verificati gli attacchi di panico precedenti (solitamente luoghi affollati, privi di vie di uscita oppure spazi aperti). In tale caso si può effettuare anche una diagnosi di agorafobia.
I pazienti con disturbo di panico spesso riferiscono un aumento del consumo di sigarette finalizzato proprio a ridurre il livello di minaccia percepita. Poco si sa relativamente alla relazione tra attacchi di panico e fumo di sigaretta. Uno studio ha valutato il consumo di sigarette tra i fumatori giornalieri adulti con e senza una storia di attacchi di panico.
I partecipanti alla ricerca erano 124, con età media pari a 43,9 anni, il 44,4% di sesso femminile. I soggetti reclutati non erano in trattamento farmacologico e la storia degli attacchi di panico era stata valutata tramite valutazione psicodiagnostica. Il 28,2% del campione (35 partecipanti) aveva avuto una storia di attacchi di panico. Il volume di fumo inspirato, la durata e l’intervallo di inspirazione ed espirazione del fumo sono stati misurati attraverso un dispositivo tascabile denominato Clinical Research Support System.
Secondo i risultati dello studio i soggetti con una storia di attacchi di panico mostravano livelli relativamente sostenuti sia di volume di fumo inspirato sia di durata del fumo nel tempo mentre quelli senza una storia di attacchi di panico mostravano un aumento seguito da una diminuzione del volume di fumo inspirato e di durata del fumo nel tempo. Secondo questa ricerca, quindi, i fumatori con una storia di attacchi di panico sembrerebbero più a rischio di continuare a fumare e di sviluppare una dipendenza da nicotina (Farris et al., 2016).
La terapia cognitivo-comportamentale, ampiamente studiata tra le terapie psicologiche, secondo le ultime ricerche sembrerebbe lievemente superiore alle altre psicoterapie, anche se da molti questo dato viene considerato come insufficiente o clinicamente irrilevante. Nei due studi disponibili che esploravano il disturbo di panico la terapia cognito-comportamentale ha mostrato risultati promettenti, anche se sono necessarie ulteriori ricerche al fine di esplorare meglio l’efficacia della psicoterapia. La terapia comportamentale, invece, non sembra essere una valida alternativa alla terapia cognitivo-comportamentale come trattamento di prima linea per i pazienti con disturbo di panico con o senza agorafobia (Pompoli et al., 2016).
La terapia farmacologica è spesso riservata ai sintomi notevolmente invalidanti del disturbo di panico non trattabili in maniera efficace con la sola psicoterapia.
Riferimenti bibliografici:
Farris SG et al (2016). Panic attack history and smoking topography. Drug Alcohol Depend. 171: 84-90. [Epub ahead of print].
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