Insonnia: cause neurofisiologiche e rimedi
L’insonnia è un disturbo frequentemente associato alla presenza di disturbi psichici, tra i quali i disturbi dell’umore ed i disturbi d’ansia.
Numerosi studi hanno dimostrato che i neuroni secernenti serotonina (anche detta 5-idrossitriptamina o 5-HT) sono in grado di promuovere lo stato di veglia degli individui. In realtà i primi esperimenti effettuati utilizzando un inibitore della triptofano idrossilasi (enzima agente sul precursore della serotonina), chiamato Para-clorofenilalanina triptofano (PCPA), avevano portato alla conclusione opposta, ovvero che la serotonina indurrebbe il sonno, ma questi risultati sono stati successivamente contraddetti da dati elettrofisiologici e comportamentali (Murray et al., 2015).
È attualmente accertato dai dati pubblicati, pertanto, che la secrezione di serotonina possa promuovere lo stato di veglia ed inibire la fase del sonno REM (rapid eye movement). Tuttavia, in certe circostanze, tale neurotrasmettitore contribuisce all’aumento della propensione al sonno.
Un significativo aumento dello stato di veglia ed una riduzione del sonno a onde lente è stato attribuito anche all’aumento della neurotrasmissione catecolaminergica che coinvolge principalmente i sistemi noradrenergico e dopaminergico.
La maggior parte dell’innervazione serotoninergica della corteccia cerebrale, dell’amigdala, del proencefalo, del talamo, del nucleo preottico, delle aree ipotalamiche, dei nuclei del rafe, del locus coeruleus e della formazione reticolare pontina proviene dal nucleo dorsale del rafe (DRN). La somministrazione di Ritanserina (antagonista del recettore serotoninergico 5-HT 2A) in pazienti con insonnia primaria cronica ed in pazienti con un disturbo d’ansia generalizzato o disturbi dell’umore causerebbe un aumento significativo del sonno ad onde lente. La somministrazione di benzodiazepine, invece, in pazienti con insonnia provocherebbe una riduzione del sonno ad onde lente e del sonno REM. L’associazione di antagonisti 5-HT 2A o agonisti inversi 5-HT 2A con benzodiazepine o loro derivati, pertanto, potrebbe essere una valida alternativa per normalizzare il sonno ad onde lente in pazienti con insonnia primaria o concomitante disturbo del sonno (Monti, 2011).
La prescrizione di farmaci ipnoinducenti, come le benzodiazepine, è molto comune nella gestione dell’insonnia cronica. Non tutti sanno, però, che l’uso regolare e prolungato di tali farmaci deve essere evitato a causa del rischio di tolleranza agli effetti benefici sul sonno, dipendenza ed aumentato rischio di eventi avversi.
Nel 2012, i criteri di Beers, che elencavano i farmaci potenzialmente inappropriati per gli adulti più anziani, hanno suggerito di evitare la prescrizione di benzodiazepine negli anziani per curare l’insonnia. La sospensione di tali trattamenti negli anziani, infatti, comporterebbe un miglioramento significativo delle funzioni cognitive e psicomotorie. Durante uno studio osservazionale, condotto in 8 farmacie comunali, è stato chiesto ai farmacisti di intervistare un campione di pazienti con prescrizioni di almeno una benzodiazepina e di compilare una scheda per avere una raccolta delle seguenti informazioni: caratteristiche socio-demografiche del campione, tipo di farmaco assunto, durata della prescrizione del farmaco, numero di farmaci ipnotici assunti, precedenti tentativi di sospensione farmacologica, precedenti tentativi di riduzione delle benzodiazepine, modalità di somministrazione farmacologica. Sono stati intervistati un totale di 181 consumatori di farmaci ipnotici. Il 50% degli intervistati (n=81) ha riferito un trattamento per l’insonnia e il 62% di questo campione era rappresentato da anziani (età media pari a 68 anni, range di età: 27-93 anni). 52 pazienti (il 64%) erano in trattamento a lungo termine con farmaci ipnotici (da più di 3 anni), mentre 13 pazienti (il 16%) era in trattamento da un periodo compreso tra 1 e 3 anni. 33 pazienti erano a favore di una interruzione dell’uso di benzodiazepine, interruzione che in molti casi è riuscita (Urru et al., 2015).
Negli adolescenti i problemi di sonno ed i comportamenti autolesivi rappresentano fattori rilevanti che compromettono la salute mentale e la qualità della vita. Durante uno studio effettuato in Norvegia sono stati intervistati 10220 adolescenti di età compresa tra i 16 ed i 19 anni. E’ stata effettuata una valutazione complessiva del loro stato di salute mentale attraverso un’approfondita indagine del sonno e dei comportamenti autolesivi. Dai risultati è emerso che gli adolescenti con problemi di sonno effettuavano con maggiore probabilità gesti autolesivi rispetto agli individui con un sonno regolare.
La presenza di insonnia subtotale, una breve durata del sonno, un lungo tempo impiegato per addormentarsi, un risveglio precoce o grandi differenze negli orari di riposo notturno tra i giorni feriali ed il fine settimana sembrerebbero essere associati ad una maggiore frequenza di gesti autolesivi effettuati. Anche la presenza di una sintomatologia depressiva rappresenterebbe per alcuni adolescenti una variabile associata all’esecuzione di comportamenti autolesivi. La regolarizzazione del ritmo sonno-veglia dovrebbe costituire, però, il primo obiettivo di trattamento per gli adolescenti con comportamenti autolesivi (Hysing et al., 2015).
I rimedi utilizzati dalla popolazione generale per la cura dell’insonnia sono molteplici e comprendono la psicoterapia, la pratica dello yoga o di massaggi e l’uso dei farmaci.
Un trattamento farmacologico è fondamentale nei casi di insonnia cronica che compromette le prestazioni diurne e che non risponde alle procedure di igiene del sonno o alle tecniche di rilassamento comunemente impiegate. Lo specialista potrà indicare al paziente se è utile iniziare o meno un trattamento farmacologico. In caso di necessità di farmaci lo specialista ha come obiettivo quello di individuare il trattamento farmacologico più adeguato alla condizione clinica del paziente, utilizzando la minima dose efficace e consigliando il farmaco per il più breve periodo di trattamento utile a risolvere il disagio, tenendo conto del rischio di dipendenza farmacologica a lungo termine.
Riferimenti bibliografici:
Hysing M et al (2015). Sleep problems and self-harm in adolescence. Br J Psychiatry. [Epub ahead of print].
Monti JM, 2011. Serotonin control of sleep-wake behavior. Sleep Med Rev. 15(4): 269-81.
Murray NM et al (2015). Insomnia Caused by Serotonin Depletion is Due to Hypothermia. Sleep. [Epub ahead of print].
Urru SA et al (2015). Role of community pharmacists in the detection of potentially inappropriate benzodiazepines prescriptions for insomnia. Int J Clin Pharm. [Epub ahead of print].
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni
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