
Uso terapeutico della psilocibina e altre sostanze nella depressione
Alcune ricerche scientifiche promettenti hanno valutato l’efficacia della psilocibina e di altri psichedelici nella cura della Depressione Maggiore resistente ai trattamenti.
La Depressione Maggiore farmaco-resistente rappresenta ancora oggi una sfida difficile da superare e riguarda circa un terzo dei pazienti. A causa della scarsa risposta agli antidepressivi tradizionali, negli ultimi anni, un crescente numero di studi ha mostrato che alcune sostanze psichedeliche, come la psilocibina (il principio attivo dei cosiddetti “funghi allucinogeni”), la ketamina e la esketamina, potrebbero offrire nuove possibilità terapeutiche.
Con quale meccanismo la psilocibina può ridurre i sintomi depressivi
La psilocibina, somministrata in contesti clinici controllati e accompagnata da supporto psicoterapico, ha mostrato effetti antidepressivi rapidi e duraturi anche in pazienti che non avevano risposto ad altri trattamenti (Raison et al., 2023). Gli studi clinici condotti su pazienti con Depressione Maggiore resistente indicano una riduzione significativa dei sintomi già dopo una o due somministrazioni (Goodwin et al., 2022; Salvetti et al., 2024).
In alcuni casi, l’effetto benefico si mantiene addirittura per diversi mesi con effetti collaterali modesti quali ansia transitoria, nausea, aumento della pressione. Solo raramente si sarebbero osservati eventi gravi quando la sostanza psichedelica era somministrata in modo controllato.
Secondo le ricerche la psilocibina come altri psichedelici, agendo prevalentemente sul recettore serotoninergico 5-HT2A, aumenterebbe la plasticità cerebrale favorendo una “ristrutturazione” temporanea delle connessioni neuronali, con conseguente cambiamento psicologico e rielaborazione emotiva.
Ketamina ed esketamina e la loro azione rapida
La ketamina, utilizzata a basse dosi e la sua forma più recente esketamina (somministrata per via nasale e già approvata in diversi paesi), mostrerebbero un effetto antidepressivo quasi immediato, spesso entro 24–48 ore. Questo beneficio, tuttavia, tenderebbe a durare poco tempo richiedendo somministrazioni di mantenimento. Gli effetti collaterali più comuni associati all’uso di queste sostanze sarebbero una dissociazione temporanea, l’insorgenza di vertigini e di nausea, generalmente sono ben gestibili in ambiente clinico (Vekhova et al., 2024).
Una nuova frontiera della psichiatria?
Sia la psilocibina che la ketamina/esketamina potrebbero rappresentare una nuova frontiera per la cura della depressione farmaco-resistente. Tuttavia, gli studi sono ancora in corso e servono dati a lungo termine. Al momento attuale il loro uso deve avvenire solo in contesti clinici e di ricerca controllati, con supervisione medica ospedaliera e supporto psicoterapico. È fondamentale selezionare attentamente i pazienti, da includere nei progetti di ricerca, poiché in soggetti con disturbi psicotici, ad esempio, potrebbero presentare rischi maggiori dei benefici.
Gli psichedelici rappresentano, pertanto, una speranza concreta per chi non trova sollievo con le terapie attuali. L’obiettivo futuro potrebbe essere integrarli, in modo sicuro e regolamentato, all’interno di percorsi terapeutici personalizzati che uniscano farmacologia, psicoterapia e innovazione neuroscientifica.
Riferimenti bibliografici:
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni

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