
Epidemia da Covid-19 ed il rischio di suicidio
I fattori di cambiamento economico, accademico, psicologico dovuti all’emergenza coronavirus possono aumentare il rischio di episodi di suicidio e/o di autolesionismo.
Il suicidio è un’emergenza per la salute pubblica. Durante l’epidemia della malattia da coronavirus (COVID-19), identificata in Cina alla fine del 2019, i fattori di rischio suicidario non sono stati presi in considerazione con la stessa rilevanza dell’emergenza infettiva.
I ricercatori in Cina, invece, hanno effettuato valutazioni psicologiche durante la fase iniziale dell’epidemia da COVID-19 nella popolazione generale. Il 53,8% degli intervistati ha valutato l’impatto psicologico dell’epidemia come moderato o grave, il 16,5% ha riferito sintomi depressivi da moderati a gravi e il 28,8% ha riferito sintomi d’ansia da moderati a gravi. Un altro sondaggio a livello nazionale, condotto su oltre 50.000 persone in Cina durante l’epidemia da COVID-19, inoltre, ha riscontrato disagio psicologico nel 35% degli intervistati. Analizzando i post online di circa 18.000 utenti cinesi, pubblicati sui social media prima e dopo la dichiarazione della diffusione del COVID-19 in Cina, i ricercatori hanno evidenziato un aumento di contenuti d’ansia, depressione e rabbia con riduzione delle emozioni positive e della soddisfazione per la vita.
Secondo i test psicologici, inoltre, l’ansia sembrava associata allo stress e alla riduzione della qualità del sonno nelle persone isolate. I ricercatori in Cina hanno anche esaminato lo stato di salute mentale di circa 1250 operatori sanitari che curavano pazienti affetti da coronavirus. Il 50,4% dei partecipanti allo studio ha manifestato depressione, il 44,6% ansia, il 34,0% insonnia e il 71,5% angoscia.
I disturbi del sonno sono associati ad ansia, depressione ma anche al comportamento suicidario. Le alterazioni del sonno, infatti, sono un fattore di rischio per ideazione suicidaria, tentativi di suicidio e morte per suicidio. Un trattamento appropriato dei disturbi del sonno è fondamentale riducendo i sintomi psicologici ed il rischio di suicidio. Riconoscere e trattare l’insonnia, pertanto, è particolarmente importante durante i periodi di stress come l’epidemia da COVID-19 non solo nei pazienti psichiatrici ma anche negli individui che non sono in trattamento psichiatrico.
In questo periodo delicato tutte le persone con disturbi del sonno dovrebbero essere valutate attentamente per ideazione suicidaria e comportamenti suicidari. Tutti i medici dovrebbero essere istruiti su come valutare per il rischio suicidario e le persone con disturbi del sonno (Sher L, 2020).
È probabile che il suicidio diventi una preoccupazione più pressante a lungo termine a causa degli effetti della pandemia sulla popolazione generale, sull’economia e sui gruppi vulnerabili. La prevenzione suicidaria richiede quindi un’urgente considerazione.
Le morti per suicidio sono aumentate durante la pandemia influenzale del 1918-1919 negli Stati Uniti e durante l’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) del 2003 tra le persone anziane a Hong Kong. Il contesto attuale è, invece, in evoluzione. È fondamentale una risposta interdisciplinare ad ampio raggio che riconosca come la pandemia possa aumentare il rischio suicidario e applichi le conoscenze sugli approcci efficaci per la prevenzione del suicidio.
In questo delicato momento storico i disturbi mentali possono essere potenzialmente sperimentati sia dalla popolazione generale sia da coloro con alti livelli di esposizione alla malattia causata dal COVID-19 (operatori sanitari in prima linea e soggetti che hanno sviluppato la malattia). Le conseguenze per i servizi di salute mentale si fanno già sentire (aumento dei carichi di lavoro e necessità di trovare nuove modalità per poter lavorare).
Quali sono i fattori da monitorare in caso di elevato rischio di suicidio?
Le persone a rischio di suicidio richiedono un’attenzione speciale. Alcuni potrebbero non cercare aiuto. Altri possono ricorrere alle linee telefoniche di emergenza del settore del volontariato. Lo psichiatra rappresenta spesso l’ultimo anello della catena di supporto anche se dovrebbe essere il primo.
Perdita di lavoro e fattori di stress finanziari sono, invece, campanelli d’allarme per l’insorgenza di un grave disagio psicologico. Si dovrebbe, pertanto, tenere maggiormente in considerazione non solo le situazioni attuali degli individui, ma anche il loro futuro economico, accademico e psicologico.
La violenza domestica e il consumo di alcol, inoltre, potrebbero aumentare nel prossimo futuro. Insieme all’isolamento sociale questi ultimi rappresentano comunque fattori tali da poter aumentare il rischio di suicidio, in particolare negli individui in lutto. Utile sarebbe fornire sostegno comunitario a coloro che vivono da soli.
L’accesso ai mezzi potenzialmente letali è un altro importante fattore di rischio per il suicidio. I rivenditori che vendono tali prodotti, nei paesi dove è consentito, dovrebbero essere particolarmente vigili quando si tratta di persone in difficoltà.
Si stanno raccogliendo dati sui fattori di stress correlati al COVID-19 che contribuiscono all’episodio di suicidio o autolesionismo. Ripetute indagini trasversali e longitudinali rappresentative aiuteranno probabilmente ad identificare l’aumentato rischio nella popolazione (Gunnell D et al., 2020).
Riferimenti bibliografici:
Sher L (2020). COVID-19, anxiety, sleep disturbances and suicide. Sleep Med. 70: 124.
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Dott.ssa Tiziana Corteccioni

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